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Editoriale / Editorial
Editoriale
Il secondo volume di LawArt ospita nella sezione Aperture due articoli che propongono, da diverse prospettive, un’affascinante analisi della rappresentazione artistica della forma scritta del diritto. Stefano Solimano traccia le origini e il destino del Code Civil del 1804 nella storia della sua illustrazione; prima come eredità e simbolo della persona di Napoleone, poi come strumento versatile separato dal suo ‘creatore’. Gianluca Russo conduce il lettore in una nuova e più complessa interpretazione della Allegoria della Giustizia, realizzata da Vasari nel 1543. Sebbene tradizionalmente considerata una trionfante raffigurazione della giustizia, l’autore mostra come la posizione e la specifica rappresentazione delle Pandette veicoli, invece, un messaggio storicamente contestualizzato di una molto più problematica e arbitraria (mal)amministrazione della giustizia.
La sezione Percorsi procede con un focus monografico su un tema classico, e tuttavia sempre attuale: Forme di resistenza.
L’arte e il diritto sono tradizionali loci sia di resistenza sia di conformismo celebrativo del potere. Questa dicotomia iterativa offre la chiave interpretativa degli articoli collezionati in questa sezione. Sebbene indipendentemente l’una dall’altra, la letteratura giuridica e quella artistica hanno a lungo ragionato di come l’arte e il diritto (o i diritti) di resistenza «may serve as a […] basis for contestatory practices and as a tool for […] repoliticization» contro il potere illimitato e l’assenza di legittimità [1]. Il diritto di resistenza è stato positivizzato in molte costituzioni e si è – com’è noto – materializzato storicamente in specifiche istanze e con precisi significati. Tuttavia, la capacità culturale e comunicativa della resistenza si sta espandendo verso spazi globali e transnazionali. Gli autori degli articoli qui ospitati esplorano queste pratiche di contestazione nell’intersezione fra diritto e arte, rivisitando luoghi tipici della resistenza o inaugurando nuovi territori di ricerca. I primi tre contributi guardano all’interazione fra arte e potere nel contesto storico della Germania nazista. Patrick Anthony Cavaliere accompagna i lettori ‘sul treno’ con la novella di Thomas Wolfe, I Have a Thing to Tell You. Nel suo articolo, l’autore espone l’abilità di Wolfe nel trasformare un episodio singolo di oppressione nell’epitome dell’arbitrarietà, attraverso l’espediente del trasferimento metaforico. L’urgenza di Wolfe nel raccontare questo episodio costituisce allo stesso tempo un atto individuale di resistenza e l’impegno di formare una coscienza collettiva contro regimi autoritari nel presente e nell’eterno storico. Il contributo di Marco Fioravanti continua in questo solco e riflette sulla narrazione che si fa resistenza e sulla resistenza che si fa narrazione tramite un’articolata analisi della poliedrica produzione letteraria di Romain Gary. Esplorando attentamente le pagine dei lavori di un autore non-convenzionale e partigiano non-convenzionale, quale era Gary, Fioravanti solleva i grandi temi del diritto, memoria e storia che emergono dai romanzi dello scrittore francese. Come già osservato da Cavaliere nell’articolo su Wolfe, anche Fioravanti evidenzia come Gary riesca a trascendere l’hic et nunc per riflettere sulla condizione umana, in una sintesi magistrale della Storia con le storie degli uomini. Mario Riberi guarda ad un aspetto ancora diverso del complesso rapporto fra cultura e potere, collocando la propria analisi nel contesto storico-giuridico dei processi di denazificazione contro Furtwängler e Strauss, tradizionalmente considerati artisti della Germania di Hitler. Riberi si sofferma sulla capacità di Ronald Hartwood di veicolare tramite le sue due opere, Taking Sides e Collaboration, l’intenso dilemma morale, cui gli artisti erano costretti a far fronte durante il regime nazista e i loro tentativi di sopravvivenza, sia fisica, sia psicologica, trovando rifugio nell’arte, artificiosamente separata dalla politica.
I tre contributi che seguono si collocano in altre ‘geografie’, tempi e luoghi di resistenza. Federica Violi riflette sulla capacità del potere di ‘contro-resistere’ al dissenso attraverso il ruolo legittimante del diritto, analizzando una serie di fumetti ed illustrazioni di propaganda coloniale italiana fra il XIX e XX secolo. L’autrice disvela il ricorso a precise argomentazioni di diritto internazionale, offerte per il consumo di massa tramite il supporto delle immagini ed utilizzate con lo scopo di ridicolizzare e decostruire la resistenza contro l’impresa coloniale italiana. Violi osserva come il ricorso a fumetti e illustrazioni è stato utile, nel contesto in esame, per veicolare l’idea di un discorso giuridico scientifico e neutrale intorno al colonialismo, e ragiona, infine, sull’eredità di tale ‘contro-resistenza’ nelle attuali istanze di incontro con l’ ‘altro’. Paola Parolari si sposta su luoghi contemporanei di resistenza. Somministrando ‘pillole cinematografiche’ ai lettori, Parolari analizza gli atti di resistenza e resilienza di donne che si muovono in culture e geografie non-occidentali. Contestando la semplificazione che categorizza rigidamente le donne quali mere complici o vittime del patriarcato, l’autrice dimostra come i rilevanti contesti di interlegalità, nell’intersezione fra diritto positivo e norme religiose e consuetudinarie, creino fruttuosi spazi di agency per queste donne, sia in forme di resistenza emancipatoria al (o contro il) diritto, sia in forme di resistenza attraverso il diritto. Proseguendo su una linea simile, l’articolo di Juliana Neuenschwander Magalhães e Pedro Amorim conclude questa sezione con un’investigazione evocativa dello spazio occupato dalla resistenza. Ricorrendo al film Bacurau quale esemplare rappresentativo e supportata visivamente dalle fotografie di Pedro Amorim, Neuenschwander Magalhães intraprende un viaggio analitico per scindere la ‘necessaria’ connessione derridiana tra violenza e diritto, e costruire, invece, un diritto di resistenza pienamente collocato all’interno dell’ordine giuridico, invece che al di fuori o contro di esso.
La sezione Dialoghi si compone di una densa collezione. Essa include due interviste che, nella forma di ‘conversazione con’, già sperimentata nel primo volume, segnalano iniziative scientifiche recenti nel campo delle intersezioni tra arte e diritto. Inoltre, viene inaugurata una nuova rubrica: il ‘Focus’. In esso, a partire dalle suggestioni fornite da un libro di recente pubblicazione, vengono raccolti brevi contributi a più voci su un tema comune. La prima intervista con Paolo Squillacioti verte sul rapporto di Leonardo Sciascia con i temi di giustizia, diritto e potere, in particolare alla luce delle carte dell’autore (appunti, bozze etc.), rese note nella edizione delle Opere pubblicate da Adephi tra il 2012 e il 2021. Il materiale emerso offre interessanti indicazioni sulla metodologia e la competenza tecnico-giuridica di Sciascia, ma anche sulle fonti che lo scrittore utilizzava per la costruzione dei ‘contesti’ per i suoi romanzi. La seconda intervista con Manuela Bertone si concentra sulle caratteristiche, il programma e gli obiettivi dell’ORC, Observatoire du Récit Criminel, un cluster di ricerca del Laboratoire Interdisciplinaire Récits Cultures et Sociétés (LIRCES) presso l’Université Côte d’Azur. In conversazione con LawArt, Bertone riflette sullo sforzo scientifico interdisciplinare che l’ORC compie nell’analisi della rappresentazione del racconto criminale dedicato alle mafie nell’ecosistema transmediale. Si sofferma, poi, sul ruolo che questi supporti mediatici (web-tv, blogs, serie tv) giocano nella costruzione delle dinamiche narrative e nella percezione della realtà. Un Focus ‘triangolare’ conclude questa sezione e il secondo volume di LawArt. I tre contributi traggono ispirazione da un libro di Giuseppe Guizzi, di recente pubblicazione, Il caso Balzac. Storie di diritto e letteratura, Bologna, 2021. Giacomo Pace Gravina introduce il Focus, evidenziando come i romanzi di Balzac forniscano un punto di osservazione privilegiato per comprendere la reale applicazione del Code Napoleon e la capacità di esso di definire le vite e le relazioni dei personaggi dello scrittore. Procedendo sul medesimo terreno, l’articolo di Giovanni Chiodi ragiona sulla posizione critica di Balzac rispetto alle strategie del diritto privato napoleonico e sulla crisi della giustizia, rilevabile nella narrazione delle vicissitudini dei suoi personaggi, fortemente marcate dai precetti del codice. Nel suo saggio, infine, Francesco Gambino si sofferma sul racconto che Balzac fa della relazione creditore-debitore. Riflettendo sulla funzione (meta)linguistica condivisa da diritto e letteratura, l’autore offre una complessa comparazione fra la narrazione giuridica del credito e la narrazione letteraria di esso.
Si compone di questi diversi elementi l’offerta del secondo volume di LawArt. I quattordici studiosi che, da molteplici prospettive disciplinari e da diversi angoli del pianeta, gli hanno dato forma, indagano, con lavori originali e di sicuro interesse, nuove prospettive e problemi, nel vasto campo di possibilità dischiuse dalle intersezioni tra diritto e arte. In un anno segnato ancora dalla perdurante emergenza pandemica, LawArt ha voluto, in tal modo, proporre una propria forma di resistenza alla disgregazione che la comunità scientifica sta soffrendo.
Editorial
Issue 2 of LawArt opens with the Ouvertures Section, which hosts two articles that engage in a fascinating analysis of the artistic representation of the written phenomenology of law. Stefano Solimano traces the origins and destiny of the 1804 Civil Code in the history of its visual representation; first as the legacy and symbol of the Napoleon persona, later as a versatile and multifunctional instrument disengaged from its ‘creator’. Gianluca Russo guides the readers in a novel and more complex interpretation of the Allegoria della Giustizia, painted by Vasari in 1543. While typically considered as a triumphant representation of justice, the author shows how the positioning and specific depiction of the Pandects conveys instead a historically contextualized message of a much more troubled and arbitrary (mis)administration of justice.
Itineraries proceeds with a monographic focus on a classic, yet perpetual theme: Forms of Resistance.
Art and law are traditional sites of both resistance and (celebratory) conformism to power. This iterative dichotomy provides the interpretative key of the articles collected in this Section. Albeit separately, legal and art scholarship have both articulated how the art(s) and right(s) of resistance «may serve as a […] basis for contestatory practices and as a tool for […] repoliticization» against unlimited power and absence of legitimacy [1]. While (the right of) resistance is positivized in many constitutions and has materialized in definite historical instances and meanings, its cultural and communicative capacity is expanding towards the transnational and global space. The contributing authors dive into ‘contestation’ at the intersection between art and law, revisiting traditional loci of resistance and opening new sites for reflection and investigation. The first three contributions look at historically situated interactions between art and power in Nazi Germany. Patrick Anthony Cavaliere takes the readers ‘on the train’ with Thomas Wolfe’s novella I Have a Thing to Tell You. The author shows how Wolfe turns a single episode of oppression into the epitome of arbitrariness through metaphoric transference. Wolfe’s urge to ‘tell’ this story is both an individual act of resistance and a commitment to shape a collective conscience against oppressive rulers in the present and ‘eternally’. The contribution of Marco Fioravanti reflects further on resistance made narration and narration made resistance in a comprehensive analysis of Romain Gary’s polyhedric literary production. Delving into the pages of the works of an ‘unconventional’ author and ‘unconventional’ partisan, Fioravanti elicits the themes of law, memory and history that emerge from Gary’s novels. As seen in the essay of Cavaliere on Wolfe, Fioravanti shows how Gary transcends the hic et nunc to reflect on the human condition, in a masterly amalgamation of History with the story of men. Mario Riberi looks at a different facet of the complex relationship between culture and power, setting his analysis in the historical-juridical background of the denazification processes against Furtwängler and Strauss, traditionally considered as artists of Hitler’s Germany. Riberi shows how Ronald Hartwood’s two pièces, Taking Sides and Collaboration, bring forward the stark moral dilemmas artists had to face during the Nazi regime and their attempts at surviving, both physically and psychologically, the latter by finding refuge in ‘art’, as artificially separate(d) from politics. The three contributions that follow move towards other ‘geographies’, times and sites of resistance. Federica Violi reflects on how power ‘counter-resists’ dissent through the legitimizing role of law looking at Italian colonial propaganda cartoons and illustrations in the XIX and XX centuries. The author detects specific international law narratives offered for mass-consumption and employed to deconstruct and ridicule resistance against the Italian colonial enterprise. Violi shows how illustrations were used to convey the idea of a scientific and neutral juridical discourse around colonialism and ponders on the legacy of such ‘counter-resistance’ in today’s encounters with the ‘others’. Paola Parolari moves to contemporary sites of resistance. ‘Administering’ cinema pills to the readers, Parolari analyses acts of resistance and resilience performed by women in non-Western cultures and geographies. Challenging the (simplified) understanding of women as mere accomplices or victims of patriarchism, the author shows how the relevant contexts of interlegality at the intersection of positive, religious, and customary law create fructuous spaces of agency for these women, both as emancipatory resistance to law and resistance through law. In the very same vein, the article of Juliana Neuenschwander Magalhães and Pedro Amorim concludes this Section with an evocative investigation of the space occupied by resistance. Employing the movie Bacurau as exemplary representation and visually supported through the photographs of Pedro Amorim, Neuenschwander Magalhães embarks on an analytical journey to dismantle the Derridian ‘necessary’ connection between violence and law, construct the right of resistance and – thus – locate resistance within law, rather than outside or against it.
Colloquia includes a particularly dense compilation for this Issue. It contains two interviews, in the format of ‘conversation with’, which has already been put forth in Issue 1. The interviews divulge new scientific initiatives at the intersection between law and art. A new segment is introduced in this Section: ‘Focus’. It hosts short articles engaging with a recently published book from different perspectives. The first interview with Paolo Squillacioti revolves around Leonardo Sciascia’s treatment of justice, law, and power in his novels, specifically in light of the writer’s papers (notes, proofs etc.), disclosed by Adelphi in its edition of the Opere, published between 2012 and 2021. This material shows new insights into the methodology and technical juridical competence of Sciascia, but also into the sources of the ‘contexts’ he used for his novels. The second interview with Manuela Bertone focuses on the propositions, characteristics and aims of the ORC – Observatoire du Récit Criminel, a research cluster of the Laboratoire Interdisciplinaire Récits Cultures et Sociétés (LIRCES) at Université Côte d’Azur. In conversation with LawArt, Bertone reflects on the scientific interdisciplinary effort the ORC has put in place to analyze the representation of contemporary mafia crime stories in the transmedia environment, and the role these new supports (web-tv, blogs, tv-series etc.) play in the construction of narrative dynamics and the perception of reality. A ‘triangular’ Focus on Balzac concludes this Section and Issue 2. The three contributions draw inspiration from the recent publication of Giuseppe Guizzi, Il caso Balzac. Storie di diritto e letteratura, Bologna, 2021. Giacomo Pace Gravina introduces the Focus, illustrating how Balzac’s novels provide a ‘privileged site of observation’ to understand how the Code Napoleon was in fact applied and how it concretely defined the lives and relationships of the characters. Proceeding on this terrain, Giovanni Chiodi’s article uncovers Balzac’s critical stance towards Napoleonic private law strategies and the crisis of justice, which is detectable in the narration of his characters’ literary vicissitudes, starkly demarcated by the precepts of the code. In his essay, Francesco Gambino employs Balzac’s narration of the creditor-debtor relationship. Reflecting on the (meta)linguistic scope shared by law and literature, the author engages in a complex comparison between the juridical narration of credit and the literary narration of credit.
Issue 2 proposes an articulate and rich volume for the readers of LawArt. The fourteen authors ‘molding’ the Issue have taken different (inter)disciplinary perspectives and brought in a variety of artistic representations and legal realities across different areas of the world. These original contributions explore new sites and aspects at the prolific and compound intersection between law and art. In a year still heavily permeated by the enduring pandemic, LawArt has thus resolved to advance its own form of resistance to the disaggregation currently hitting the academic community.
[1] Bifulco, Daniela, Angelo Jr Golia (2018), The Right of Resistance as a State Law Basis for Transnational Regimes’ Self‐Contestation, in «Journal of Law and Society», 45, pp. 94-113, p. 94.